lunedì 1 settembre 2014

SUL PROBLEMA AFRICANO

Il concetto di "autodecisione dei popoli", credo, abbia fatto il suo tempo. Esistono popoli (se è lecito chiamarli tali), alla prova dei fatti, non in grado di autodeterminarsi e di darsi una minima decorosa organizzazione economica-politica. La decolonizzazione in Africa configura lo specchio fedele di tale fallimento. Le migrazioni di massa attuali verso l'Europa, invece, rappresentano la fase avanzata del graduale processo decompositivo post-coloniale. Lo stacco del "cordone ombelicale" tra i due continenti, voluta da certo progressismo anticoloniale d'antan , ha dato luogo in Africa ad una sorta di corto circuito socio-economico interno i cui effetti si sono catalizzati lungo il crinale dei decenni . Naturalmente in assenza di una reale possibilità di auto-organizzarsi, i regimi africani si sono appigliati all'intervento delle multinazionali private e del Fondo Monetario, lasciando che essi facessero barbaricamente tabula rasa di tutto quanto rimaneva di buono, del positivo lascito della stagione coloniale europea (strade, città, ospedali, collettori idrici e fognari, canali irrigui). E' onesto operare una distinzione tra colonialismo europeo e sfruttamento capitalistco. Il primo, con tutti i difetti, non si limitava all'approvvigionamento delle risorse. Si premurava di sviluppare i propri domini territoriali, senza tuttavia, la fisima dell'occidentalizzazione culturale. Conservando e rispettando usi, tradizioni e costumanze locali. Aggiungiamo il ruolo chiave delle missioni cattoliche. Laddove in Africa, l'opera di conversione ha avuto buon fine si è parallelamente prodotto un microcosmo di attività sociale ed economica. Quindi, maggiore disposizione sacrificale al lavoro agricolo degli abitanti conferita dall'educazione cristiana, e decisamente, da un minimo di organizzazione che superasse il marasma dei tribalismi: vera "spada di damocle" di quelle realtà. Un ulteriore appunto, l'idea di matrice leninista-marxista (per "falsa coscienza necessaria") di esportare il "nazionalismo anticoloniale" nel continente nero si è rivelata a dir poco deleteria. Il concetto dello Stato-Nazione è peculiare alla tradizione politica europea. Non appartiene agli africani, come non appartiene ai sudamericani. Ha prodotto compagini disomogenee, vero lievito per future sciagure, conflitti tribali sanguinosi, genocidi. Naturalmente sarebbe da sciocchi credere di riproporre il colonialismo nelle medesime forme originarie del passato. Ma quel cordone ombelicale che legava le due realtà, andrebbe riallacciato . Andrebbe riassegnato all'Europa quel ruolo connaturato di "madre della civiltà", benefico per tutti coloro che ne hanno ricevuto parziale influsso e protezione. Intanto le Boldrine e le Vendole di turno , con i soliti rigurgiti di marxismo, euforizzano di fronte alla prospettiva di un "africanizzazione" e "terzomondizzazione" del Vecchio Continente, preludio di un immane guazzabuglio. Non capiscono, o fingono di non capire, che tale prospettiva diverrebbe l'anticamera della miseria perenne,della nemesi di civiltà. Occorre, di converso, invertire la tendenza europeizzando l'Africa, con indirizzi economici che sgombrino il campo dalle mene finanziaristiche e plutocratiche che hanno logorato tali paesi e che oggi, beffa del destino, vanno ritorcendosi contro le stesse nazioni europee (come sta accadendo ultimamente con la crisi dei debiti sovrani). La soluzione del problema africano, di sicuro, non andrà mai a delinearsi prefigurando misure provincialistiche ed etnicamente autodemolitrici come il Mare Nostrum alfaniano.

domenica 1 giugno 2014

EUROSCETTICISMI A CONFRONTO

I connubi post elettorali di questi giorni, palesano, come indiscutibile dato di fatto, tre forme differenti di "euroscetticismo": Quello in salsa liberalista che vede in Farage e Grillo la parte più rappresentata. Bravi ad intercettare i malumori del popolo, ma poco inclini per cultura e retaggio mentale, a determinare un ribaltamento degli equilibri finanziari e geopolitici dell'Europa. Quello tipicamente identitario, suggellato dalla triade Lepen-Salvini-Wilders, che si pone l'obiettivo di portare in auge gli interessi nazionali, gli aneliti di sovranità economica e territoriale nel quadro della dialettica politico-parlamentare europea. Tuttavia, questi movimenti, pur nei loro proponimenti lodevoli, difettano per incisività rivoluzionaria ed interpretano lo spirito del cambiamento lasciandolo decantare in superficie, occupandosi solo delle ragioni "epicentriche" del problema europeo, evitando di andare in profondità, al nocciolo reale che lo genera. I terzi, quelli, non a caso, emarginati dai primi due, da ogni possibilità di coinvolgimento diretto, sono i movimenti nazionalpopolari, o nazionalrivoluzionari come Jobbik, NPD e Alba Dorata (aggiungerei anche Forza Nuova, BNP e DN benchè assenti dal proscenio rappresentativo) che invece riconoscono le ragioni evidenti di questa falsa Europa nei veri burattinai, che non saranno certo i sicari come i vari Schultz e Merkel, o i ragionieri alla Draghi e Monti, ma le forze occulte che li veicolano magistralmente: siano esse il mondialismo, il giudaismo talmudico, sionista, suprematista e la stessa massoneria. Vale a dire, coloro che hanno già deciso dai loro luciferini pulpiti, circa il nostro destino come europei e italiani. L'impennata di euroscetticismo è un fatto notevole, una ventata di energia nuova, rispetto al torpore di chi si lascia corrompere per poche decine di euro ed avallare l'opera del regime sotto le oscure tracce di riga e compasso,. Ma non può fermarsi qua. Preferire la Lega, escludendo dal tavolo antieuro i movimenti autenticamente nazionalisti ed antisistema come Alba Dorata, Jobbik, NPD non depone a favore della Le Pen, E' un segno di debolezza e di inevitabile cedimento. Le forze che possono , devono capitalizzare queste legittime inquetudini, saranno solo quelle in grado di tradurre i propri sforzi in una grande azione di riconquista spirituale e materiale del continente, sbugiardando - senza compromessi verbali - la natura deleteria di questa democrazia ateo-massonica, plutocratica, borghese e meticcia. Non mi pare che Salvini e Wilders, con tutto il rispetto, abbiano le "stimmate" ideali per far propria questa storica necessità.